Un mondo banale, creato di illusioni e di perenne insoddisfazioni.
Un mondo in cui ci si sa solo lamentare, in cui esistiamo solo noi e il buon senso civico esiste solo a parole.
Ragazzi che se non ottengono sono insoddisfatti della vita. Si lasciano trascinare da idee balorde e da gruppi il cui principio è fondato sulla ricerca della trasgressione.
Oppure si chiudono in se stessi, barricati in una camera a giocare col la play o a chattare su whatsapp convinti di avere tanti amici.
Persone che non conoscono che spesso si mostrano per come li desiderano gli altri e non per come sono in realtà, magari migliori.
Ma noi, genitori, di cosa ci lamentiamo?
Invecchiati alla mercé di facebook e di twitter, convinti che al resto del mondo interessi veramente ciò che noi pensiamo o ciò che condividiamo.
Noi che facciamo i salti di gioia se vediamo che il nostro link, il nostro stato, piace ad almeno 20 persone.
Noi che ci sentiamo realizzati e in pace con noi stessi se riusciamo a dare il primi buongiorno a chi spesso non sa neanche che esistiamo...
E questo lo chiamiamo vivere.
Ci siamo dimenticati di come funziona la vera comunicazione, quella che si fa in piazza o al bar davanti a un caffè, guardandosi dritti negli occhi, provando l'emozione dl contatto, sentendo il calore in quel sorriso spontaneo, provando dispiacere in quelli sguardo triste del compagno di avventura.
Passeggiate, cene all'insegna del puro divertimento, tra una pizza e un bicchiere di vino e una radio che trasmette sempre le solite canzoni, ma che ogni volta ti fanno comunque emozionare o palpitare.
Dove siamo arrivati?
Cosa stiamo raggiungendo?
Siamo veramente sicuri che vogliamo lasciare questo in eredità ai nostri figli?
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