sabato 30 giugno 2012

Rigon critica gli articolisti. Giusto o sbagliato?

Molto interessante un articolo che ho trovato e che in un certo senso riporta all’ultimo post da me scritto:


Blog o spazio d’informazione, mezzo di comunicazione o arma letale.


L’articolo è scritto da Davide Rigon il 3 gennaio 2011


È una critica, molto pesante sugli articolisti.


Rigon esprime il suo totale disappunto sull’operato di questi ultimi, in quanto, la maggior parte degli articolisti sono studenti universitari, che scopiazzano, spesso dagli articoli inglesi
giusto per guadagnare 2 euro ad articolo.


In poche parole, si fanno sfruttare dalle piattaforme pay to write, il cui guadagno è basato maggiormente sulla pubblicità e non sulla qualità degli articoli.


Tale comportamento penalizza di gran lunga gli scrittori professionisti esperti nella tematica da loro trattata, ma che purtroppo dedicano maggior tempo alla stesura di un articolo e, che, in
quanto professionisti, richiedono un compenso ben più alto.


Sinceramente non posso dare torto a Rigon, ma vorrei spezzare una lancia a favore degli articolisti.


Tale situazione non è certo stata creata dagli articolisti-universitari, che, visto i problemi economici cercano di trovare qualcosa che li aiuti a non pesare troppo sulla famiglia e ad aver
comunque il tempo per studiare.


Non ha menzionato le casalinghe e tutti coloro che per avere qualche spicciolo da spendere, si dedicano a questa attività.


La vera critica, a mio avviso, non va fatta agli articolisti che per quei due euro, si arrampicano, lottano in una gara a chi prima riesce ad aggiudicarsi un determinato articolo! Così come non
credo sia giusto parlare di evasione fiscale, parlando di articolisti che non riescono a superare la cifra imposta per dover dichiarare reddito.


La vera critica dovrebbe essere fatta a tutte quelle piattaforme che, notando che il loro vero guadagno è dovuto alle numerosi pubblicità presenti, si sono interessati ben poco alla qualità degli
articoli proposti!


Hanno pensato invece di “reclutare” un numero infinito di “autori”, pagandoli una miseria e pretendendo da loro almeno un articolo al giorno.


Ai pay to write bisogna anche aggiungere tutte quelle piattaforme che basano il loro guadagno sul revenu sharing (pagati per quantità di click alle pubblicità che accompagnano gli articoli), tra
questi in testa AdSense.


Sono del parere, che se venisse fatto uno smistamento degli articolisti, basato sulla qualità e unicità di ciò che scrivono, ci sarebbero ben pochi articolisti, potrebbero essere pagati un po’ di
più, si ovvierebbe al problema di evasione (come dice Rigon), e ci sarebbero informazioni più veritiere.


Ma chi, tra le grandi piattaforme farebbe questo? Chi rinuncerebbe a un guadagno cospicuo per dar spazio alla meritocrazia e alla qualità degli articoli proposti?


In risposta all’articolo di Davide Rigon:


http://www.seopoint.org/5-motivi-per-non-affidarsi-agli-articolisti.html

3 commenti:

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